Le coppie di fatto a Bologna sono truffaldine per natura?

Oggi volevo raccontare della nevicata che sta scendendo su Bologna, di come mi piace il fatto che poche auto circolino e di come le situazioni come questa siano aggreganti e facciano riscoprire la voglia di chiacchierare con il condomino, il vicino, accordarsi e darsi anche da fare insieme.

Invece poi mi capita questo articolo di Repubblica sulle coppie di fatto e mi viene un nervoso a leggere il “pateracchio” che è stato scritto e detto che devo parlare di questo, che non so nemmeno se sia un problema di Repubblica o del Comune di Bologna, ma insomma pensavo fosse passato il tempo in cui per l’opinione pubblica le coppie di fatto erano i furbetti che non si sposano per spendere meno all’asilo dei figli!

Perché diciamolo, a parte una frase in dodicesima riga che specifica che:

La novità riguarderà le coppie di fatto che non hanno la stessa residenza, mentre chi dichiara di vivere già assieme viene già considerato dall’Isee come una coppia sposata.

prima e dopo è un fiorire di stereotipi che servono solo a rintuzzare un’antica GUERRA TRA POVERI per i posti al Nido, per le tasse e per la casa che non è certo una mossa vincente, specie di questi tempi.

Ecco per esempio l‘incipit dell’articolo:

La giunta Merola è pronta a metter mano al redditometro Isee con l’obiettivo di equiparare le coppie sposate a quelle di fatto, finora “agevolate” in particolari situazioni. Oggi infatti, soprattutto nei servizi per l’infanzia, una coppia non sposata, con residenza diversa, può dichiarare come familiare il reddito appartenente a uno solo dei due coniugi. Un vantaggio che palazzo d’Accursio è intenzionato a eliminare, mettendo sullo stesso piano coppia sposata e non.

Allora – visto che rappresento il 50% di una coppia di fatto da 11 anni e ci abbiamo pure una figlia di 5 anni – mi preme chiarire alcuni punti:

  1. le coppie di fatto sono FAMIGLIE a tutti gli effetti (eccetto per Casini, che pure a vissuto more uxorio per anni): di solito vivono nella stessa casa e hanno la medesima residenza, pagando le tasse come le coppie sposate. Un’altra cosa è parlare di FURBETTI, ma quelli – che abbondano ovunque – esistono anche se hanno la fede nuziale al dito.
  2. le coppie di fatto che si comportano come tali (e non i furbetti) fanno la dichiarazione dei redditi e il loro ISEE è CUMULATIVO
  3. le coppie di fatto dovrebbero essere equiparate a quelle sposate in quanto a DIRITTI e non solo a DOVERI come – appunto – sono già.
Ma il passaggio che davvero mi ha IRRITATA di più è questo:
La “proposta Bologna” a tutela degli sposati, come veine definita dallo stesso assessore, accanto al più noto “quoziente Parma”, sul numero dei figli, dovrà ora trovare un’applicazione tecnica ma la volontà della giunta è chiara.
Tutela degli sposati?
Ma stiamo scherzando? Qui non è una questione di sposati o coppia di fatto, entriamo nel merito e il merito è l’onestà delle persone, il merito è NON DICHIARARE IL FALSO, a prescindere dalla condizione di famiglia.
Conosco persone sposate che hanno fatto finta di separarsi pur di avere alcuni privilegi pubblici: perché sono sposati vanno tutelati, mentre i furbetti senza anello no?
Il punto è che l’errore sta nel volere fregare le Istituzioni, nel cercare la scorciatoia e non nell’essere coppie di fatto.
Un articolo del genere e le affermazioni dell’Assessore (almeno a quanto afferma la stessa Repubblica) non fanno altro che alimentare STEREOTIPI e INTOLLERANZA e non fanno bene a quella che dovrebbe essere una causa comune in un paese laico, ovvero offrire le stesse opportunità e gli stessi diritti sia a chi è sposato e a chi no.
Noi paghiamo le tasse e posso assicurare che come professionisti che guadagnano meno di un operaio, il nostro ISEE non è esattamente equo rispetto al nostro stile di vita e non abbiamo MAI avuto alcuno sconto, pur non portando l’anello.
Spero che Repubblica, quotidiano molto letto, e l’Assessore Rizzo Nervo ci pensino bene, prima di alimentare ulteriormente questi STEREOTIPI, di certo non in linea con la politica di apertura di questa Giunta Comunale!
22 commenti
  1. Mammafelice dice:

    Mi sento di aggiungere che nella nostra scuola, quelli che fanno i furbetti con la mensa e le graduatorie dell’asilo sono SPOSATI regolarmente, eppure fanno risultare la residenza a casa di mamma o papà. Spero che vengano beccati tutti. E così ho dato fondo alla mia quotidiana cattiveria, e non è manco mezzogiorno 😛

  2. Claudia & Topastro dice:

    Questo argomento mi tocca molto da vicino. Ho vissuto insieme al papà di mio figlio, niente matrimonio, per diversi anni e poi abbiamo deciso di separarci. Lui è andato a vivere in un’altra casa e io sono rimasta nella stessa casa con mio figlio. Non so se ogni città abbia le proprie regole per accedere ai servizi educativi ma a Rimini funziona così: se vuoi iscrivere il bimbo alla scuola infanzia devi presentare busta paga di entrambi i genitori e ISEE cumulativo di entrambi i genitori o due ISEE distinti. A loro non gli importa proprio per niente se i due genitori vivono insieme, se hanno una relazione, se vivono in due case separate, se sono separati…. ISEE di tutti e due, pena la non accettazione della domanda! Diverso discorso per i bimbi non riconosciuti dal padre. Forse lo fanno per evitare che coppie di fatto che hanno residenza diversa facciano i furbi? Non lo so, ma in questo caso io sono stata penalizzata. Uno o due punti in meno, non ricordo, perchè mio figlio ha un padre. E se sono separata a loro non importa, hanno voluto l’ISEE di mamma e papà che così è risultato ben più alto. Peccato che, a parte una somma di denaro che ricevo per mio figlio, io non usufruisco affatto del reddito del papà di mio figlio…. Strana la legge!!!!!!

  3. Virgy dice:

    Concordo pienamente con Panz’ e Mammafelice. Anch’io sono felicemente non-sposata da una quindicina d’anni e ora abbiamo una bimba di 3. Ebbene, il Comune toscano dove risiediamo ha un registro delle Unioni Civili (ovviamente anche omosex) al quale siamo iscritti dalla sua istituzione (dal 2000) e le graduatorie per gli asili-case popolari- ecc. qui tiene conto dei redditi di entrambi, quindi come gli sposati per tutto ciò che è di competenza comunale, invece per lo Stato esiste questa bella ambivalenza: diritti zero, doveri uguali agli sposati. Per l’università statale alla quale ho versato (troppi) anni di tasse siamo sempre stati una famiglia, quindi si raddoppiava il reddito e la quota…(e ovviamente non è che puoi chiedere ad un professore di spostarti l’appello perchè lavori o la bimba ha la febbre…) però per lo stesso Stato io non posso adottare un bambino che sta certo meglio in istituto che in casa con due concubini che trasudano amore…..o no?

  4. Panzallaria dice:

    ciao @Claudia: qui che io sappia, attualmente fa testo l’ISEE del nucleo familiare e il nucleo familiare del bambino è quello con il quale risiede, per ciò se 2 genitori hanno residenze diverse, fa testo l’isee del genitore convivente con il bambino, quando si è coppie di fatto. In questo senso, credo anche io che sia vero che c’è qualcuno che fa il furbo e rimane residente altrove, per aggirare la questione ISEE, ma è pur vero che la maggior parte delle coppie di fatto, invece, non si comporta così. Un cambiamento serve certamente (io pago rata piena alla scuola materna, non credo che a parità di reddito sia per tutti così) ma non è andando a criminalizzare l’essere coppie di fatto, bisogna rivedere i parametri con cui si fa l’ISEE che secondo me sono un po’ superati.

  5. Claudia & Topastro dice:

    Forse, ma non sono sicura al 100% anche a Rimini era così fino alcuni anni fa. Ora sono certa che è cambiato e sul modulo è scritto benissimo che le coppie di fatto devono presentare due ISEE. Ti metto la foto sul mio profilo FB. E quindi ora a Rimini viene discriminato chi è separato ma non è mai stato sposato! Sono d’accordissimo con te che i furbi esistono ma: ovunque! Quindi ci sono furbi sposati, furbi facenti parte di coppie di fatto e furbi separati. D’accordo anche sull’ISEE. Io non potrei chiedere lo sconto sulla retta scolastica neppure con il mio solo ISEE e lavoro part time!!! mah….

  6. Giorgia dice:

    D’accordo con te su tutta la linea! Purtroppo credo che l’arte di fare i “furbetti” con spostamenti improbabili di residenze sia diffusa indipendentemente dalla fede che si porta al dito. Credo anche che la strada per cambiare rotta non stia nell’apertura di nuovi fronti di battaglia fra categorie, ma il miglioramento di ammortizzatori sociali pressocchè inesistenti: se le famiglie fossero ben tutelate (come succede in altri paesi europei) forse ci sarebbe qualche furbetto in meno e non avrebbero bisogno di perdere tempo ed energie in campagne come questa…

  7. la coniglia dice:

    sono francamente allibita. Comparare le coppia di fatto con i disonesti è veramente incredibile…e pure io ho conosciuto coppie separate per questioni di reddito…ma scherziamo?!?
    Come se i conviventi fossero i furbi! che stronzata, passami il termine…

  8. Vale dice:

    Cara Panz, io sono d’accordo con te che chi fa il furbo non deve essere etichettato (sposato o non), però sai almeno qua da me in Veneto ho sentito troppe volte mamme che mi dicono (che poi io non chiedo ma loro non si sa percgè mem lo dicono..) che sono stata scema a sposarmi perchè così pago di più di tasse, di ticket etc etc…..
    Allora anche se sei onesto e non razzista ti ci fanno un po’ diventare……
    Detto questo io sono dell’idea che bisogna essere onesti e basta.

  9. deborah. dice:

    Guardate che stanno facendo così per tutte le categorie. Sei un commerciante? Non paghi le tasse. Sei un dipendente pubblico? Sei un fannullone. Hai un contratto a tempo indeterminato? Sei un privilegiato. Sei coppia di fatto? Sei un furbetto. Secondo me c’è da riflettere sulle manovre dall’alto che non promuovono la pacificazione civile. Mi chiedo sempre chi ci guadagna. Lo stato ha il dovere di pescare e punire chi agisce contro la legge, in silenzio, con il potere che gli è stato conferito dai cittadini. Dovremmo vedere giustizia sociale intorno a noi come il fiore che spunta in primavera. Silenziosamente. E invece si continua a strillare contro il cittadino nella presunzione che sia colpevole, facendo leva anche nella disapprovazione sociale che si ottiene da questi strilli. Io non voglio vedere nell’altro il nemico, che sia il genitore che non paga il buono pasto o il funzionario pubblico allo sportello. Che lo stato faccia il suo dovere, per una volta, senza creare tensioni sociali, che non ce n’è proprio bisogno. Scusate lo sfogo,eh? Panz: hai tutta la mia solidarietà….però ora sposati, sant’Iddio!, varca quella navata completa di velo bianco e fai una frollina felice!!!! 😉

  10. Serena dice:

    Io sono una dei quei furbetti, nel senso che non certo per l’asilo, ma per altri motivi personali convivo con il mio compagno con cui ho una figlia di 4 anni e un’altra in arrivo, ma non ho la residenza con lui. Mantengo ancora la residenza con i miei. Il problema è che anche se volessi pagare le tasse come coppia con due figli non potrei! Per l’ISEE non esistiamo come famiglia. Esistono gli sposati con diversa residenza e stesso ISEE, ma non i conviventi. Allora la domanda vera è: sono io furba o lo stato ottuso a non vedere cosa è veramente la famiglia oggi? Comuni all’avanguardi vanno oltre l’ISEE e fanno i conti con la realtà, altri no. Lo stato resta silente. E io intanto pago meno tasse e non mi sento evasore nè furbo, solo invisibile. In fin dei conti evado per tre anni di nido, ma per il resto della vita continuiamo ad essere invisibili e senza diritti per lo stato come famiglia. Credo che prima di scrivere certe cose i giornalisti dovrebbero informarsi veramente sull’equilibrio fra diritti e doveri di una coppia di fatto. Credo che la bilancia penda, anche nel mio caso di furbetta, da quella dei doveri. Grazie per l’ascolto e di avere sollevato questo tema di cui si parla sempre troppo poco nel nostro paese!

    • Panzallaria dice:

      @Serena: anche la tua testimonianza mi conferma che ogni comune fa capo a se’, che in quanto a coppie di fatto siamo molto lontani dall’avere una normativa equa e paritaria. Ma dove vivi? Mi sembra impressionante pensare che ci siano posti dove le coppie di fatto conviventi non possono dichiararlo in alcun modo…

  11. elena79 dice:

    Scusa Serena ma non capisco come mai se ti senti una famiglia e vivete tutti insieme devi avere “per tuoi motivi” la residenza altrove…. Io credo che ognuno abbia l’obbligo fiscale e morale di dichiarare la residenza dove in realtà abita indipendentemente se sposato o convivente. Posso capire se una famiglia effettivamente abita in posti diversi per motivi di lavoro o altro, ma così non lo concepisco…
    Per l’asilo così passi avanti in graduatoria a un’altra famiglia identica a voi e con lo stesso reddito reale ma che risulta averlo più alto perchè essendo sposata lo ha dichirato di entrambi i coniugi… E puoi scegliere la residenza dei figli con te o con il tuo compagno in base alle esigenze…. Capisco che poi magari potrai avere altre problematiche perchè non riconosciuta “coniuge” del tuo compagno… Non è giusto avere diritti senza doveri come non è giusto avere doveri senza diritti.
    E allora non capisco perchè creare tutte queste disparità, quando è semplicemnte possibile equiparare le cose (furbetti esclusi, ma da quelli non ci si salva….)
    Scusa, sicuramente non conosco la tua situazione e ho dato un commento affrettato, ma è quello che penso.

  12. Vale dice:

    Cara Serena, scusa ma anche io non capisco..davvero.
    Se tu ti senti sposata, se siete una famiglia, se se se…..non capisco perchè debba esserci una ulteriore legge (che poi legge sarà o no? quindi in qualche modo si dovrà sancire che una famiglia lo è di fatto e come si farà? magari con un atto legale?) …….una legge esiste già..basta andare in comune, firmare e sposarsi……..
    scusate ma davvero nella mia mente sta cosa non ci arriva. E questa domanda la pongo a tutte le coppie non sposate che vorrebbero una legge sulle coppie di fatto perchè davvero io non capisco la differenza tra firmare x sposarsi e firmare x farsi riconoscere come coppia di fatto. (ovvio che poi ci sono quelli che “non si possono sposare” perchè magari in attesa di divorzio..ma questa è un altra storia.)

  13. Panzallaria dice:

    @Vale: io rispondo per me sulla scelta di non sposarsi (che poi probabilmente prima o poi toccherà farlo, proprio per tutelare la figlia davanti a questa società, strutturata in questo modo). Io NON credo ci sia bisogno di un istituto matrimoniale per sancire una promessa e un’unione tra due persone, la trovo una roba inutilmente burocratica e penso che se la sia inventata la CHIESA (lo stato poi si è adeguato) per calmierare la società, per quanto mi riguarda è una scelta etica e ideologica, non devo firmare da qualche parte per dire che io e tino ci amiamo e ci siamo promessi rispetto reciproco. Per questo non condivido il matrimonio (per me – ribadisco che è una scelta estremamente soggettiva), rispetto chi si sposa ma voglio essere rispettata come coppia di fatto e mi da il nervoso quando circolano questi stereotipi. Per questo vorrei i pacs, perchè non ho bisogno del bollino della chiesa e/o del comune per ritenermi una famiglia e – credo – non ce ne dovrebbe essere bisogno in generale, davanti a chiunque.

  14. Serena dice:

    @Panzallaria
    Vivo a Parma. Ebbene sì, per lo stato itaiano o si ha la residenza nello stesso luogo e quindi si risulta sullo stesso stato di famiglia, oppure se si ha la residenza da una parte e il domicilio da un’altra, come nel mio caso, non essendo sposati non possiamo essere sullo stesso stato di famiglia. Non possiamo nemmeno se volessimo…Lo stato semplicemente non regolamenta questa tipologia di famiglia mentre lo fa per quanto riguarda le coppie sposate che possono regolarmente avere stesso domicilio e residenze diverse.

    @Elena79
    Non voglio entrare nei motivi personali che mi spingono ad avere la residenza da una parte e il solo domicilio con il mio compagno e la mia bimba. Ma non lo faccio certo per risparmiare sull’asilo. Per quanto riguarda la domanda al nido, noi la compiliamo regoarlmente come coppia e non come nucleo monogenitoriale. Mi rifiuto eticaemnte di non dichiararmi famiglia. La nostra piccola ha madre e padre che vivono insieme e come tali la iscriviamo. La discrepanza normativa è legata al semplice ISEE che regolamente il “solo” pagamento della retta. A Parma l’indice ISEE non c’entra con il punteggio e la graduatoria. Quindi non passo davanti a nessuno.

    @Vale Condivido in pieno quanto detto da Francesca. Aggiungo che lo stato in un certo modo ci costringe ad un certo punto della nostra vita a sposarci se non vogliamo complicare troppo le cose per tutti (diritti dei figli, diritti del compagno in caso di morte etc…). Al di là dei motivi sociologici o personali che spingono le coppie a costruire famiglie senza essere sposate, credo che uno stato debba prendere atto di una grossa realtà come questa e tutelarla. Non è facendo finta di niente che si risolvono i problemi…

  15. Elena79 dice:

    A parte che da noi il reddito (ISEE) conta eccome per il punteggio e addirittura per il costo della mensa… E lasciamo stare il fatto che le coppie non sposate in molti casi vengono considerate famiglie monoparentali con raddoppio di punti!!! Ma non volevo puntualizzare sul risparmio all’asilo perchè lo stesso risparmio lo ottengono anche i furbetti (e qui non c’entra l’essere o no sposati) che si dichiarano disoccupati e magari percepiscono per questo anche un’indennità e poi lavorano in nero!! E’ vero che non hanno garanzie, sicurezza e contributi pagati, ma non pagano nemmeno le tasse e hanno agevolazioni perchè con reddito basso o addirittura a carico dell’altro coniuge! Altro che scontrini a Cortina!! Chiudiamo comunque la parentesi.
    Tornando alle coppie, non voglio fare stereotipi ma voglio solo arrivare a capire…
    come dice Vale che differenza c’è a firmare per sposarsi o firmare per essere riconosciuti coppia di fatto (o pacs)? In quest’ultimo caso non ci si attacca comunque un bollino? Anche io credo che sia una scelta soggettiva, e non voglio entrare nel merito dell’una o dell’altra scelta, ma tutto il mondo è una serie di contratti… E se una promessa d’amore tra due persone non ha bisogno di contratti (e potrei anche essere d’accordo su questo), allora credo che invece di equiparare le coppie di fatto alle sposate, sia più giusto puntare all’abolizione del matrimonio civile (chi è religioso può tranquillamente sposarsi in chiesa). O no?
    Altrimenti ci sarebbero da equiparare moltissimi altri casi di diritti/doveri tutt’oggi discrepanti: lavoro pubblico e privato, astensione obbligatoria per maternità per incompatibilità al lavoro di gravidanze fisiologiche e sottolineo fisiologiche (apriamo un’altra discussione su questo? anche qui ho una mia idea e vorrei confrontarmi con l’altra parte).
    Aspetto le vostre risposte. Ciao!

  16. Elinor dice:

    Mmmm… Tema spinosissimo, che solleva sempre dibattiti accesi, come se tra i due “fronti” ci fosse un muro di incomunicabilità difficile da abbattere. Proverò a dire come la penso, premettendo che ho il massimo rispetto per tutte le scelte di vita e che non intendo pontificare.
    L’articolo di Repubblica è pessimo da un punto di vista comunicativo, ma credo che presenti in modo falsato un problema reale: esistono vari casi di coppie di fatto che convivono ma mantengono due residenze distinte per poter godere di consistenti agevolazioni sulle rette dei nidi grazie alla dichiarazione ISEE. Nonostante i redditi familiari siano a tutti gli effetti due, in questi casi le madri figurano come “nucleo monogenitoriale” e quindi hanno accesso alle suddette agevolazioni. In alcuni comuni il reddito familiare influisce “solo” sulla retta, in altri anche sulla graduatoria. Mia figlia frequenta il nido da due anni e diverse madri mi hanno raccontato con grande disinvoltura di ricorrere a questo sistema per risparmiare. Madri benestanti con compagni altrettanto benestanti, che però pagano la metà o un terzo di me che sono sposata e con mio marito ho un tenore di vita decisamente più basso del loro. Quando ho iscritto la bambina nel mio piccolo comune in provincia di Bologna, ho chiesto informazioni sulle graduatorie, e mi è stato detto apertamente che da qualche tempo vengono effettuati maggiori controlli “per arginare il problema delle finte residenze”.
    Ammettere che il problema esiste e che va risolto non significa fare di tutta l’erba un fascio e stigmatizzare le coppie di fatto trasformandole in un capro espiatorio… il sistema di furbetteria italico, come sappiamo, è una rete capillare di maneggi in cui sono coinvolti in tanti, troppi cittadini, indipendentemente dal loro stato civile. Che poi titoli come “Basta agevolazioni alle coppie di fatto” contribuiscano a creare un inutile clima di tensione e rivalsa, è indubbio.
    Anche per quanto riguarda la questione pacs e matrimonio, diritti e doveri, a costo di rischiare il lancio di pomodori dirò la mia, riallacciandomi in parte a Elena: perché un pacs dovrebbe dare un senso di libertà “ideologica” maggiore rispetto al matrimonio civile? Non è anch’esso una forma di “etichetta sociale”, un modo per definirsi come coppia? Panz, nel tuo post hai scritto “le coppie di fatto dovrebbero essere equiparate a quelle sposate in quanto a DIRITTI e non solo a DOVERI”… perdonami ma non sono d’accordo. Allora, come suggerisce provocatoriamente Elena, bisognerebbe abolire il matrimonio civile, che non avrebbe alcun motivo di esistere… Mentre io sono profondamente convinta della sua importanza e utilità sociale, e auspico che in un futuro non troppo lontano e meno vaticanocentrico possa essere esteso agli omosessuali. Sarò all’antica, ma per me resta LO strumento atto a sancire diritti e doveri di due persone che decidono di fare un percorso di vita insieme e, a un certo punto, possono scegliere di interromperlo. E dico tutto questo da atea non battezzata, moglie di un cattolico sposatasi per amore in chiesa con rito misto (e con un po’ di fatica). Augh. Perdonate la lunghezza del pistolotto, buona giornata e buona neve a tutti.

  17. Vale dice:

    Cara Panz e le altre, io anche se mi hai risposto…sono torda e non capisco la risposta.
    Qua non stiamo parlando di Chiesa ma di Stato.
    Io ancora non capisco cosa ci sia di diverso a essere sposati o ad essere Pacs o quant’altro.
    Sempre un bollino ci ci mette (e io lo estenderei anche agli omosessuali) quindi non capisco davvero la differenza, scusami.
    L’amore che c’è tra te e Tino come tra me e mio marito non c’entra nulla con l’ufficializzazione del legame (matrimonio, pacs o quel che è).
    bohhhhhh continuo a non capire.

  18. Panzallaria dice:

    @vale: ma figurati, capisco che tu non capisca, ha ragione elinor, il tema è spinosissimo. Allora, mettiamola così: sono un’anarchica dei sentimenti, non approvo ne’ apprezzo nessuna forma di istituzione sentimentale, credo che non ci sia bisogno di un bollino per essere famiglia e per me il matrimonio è un bollino sociale. mia figlia e noi dovremmo avere pari diritti (e essere considerati a pari modo) a prescindere dal fatto che abbiamo fatto una firma in comune. tutto qui. la mia è una posizione politica e etica (e quindi strettamente connessa con la mia soggettività umana) 😉 non so se mi sono capita, meglio non riesco a spiegarmi, nel caso chiedo venia 😉

  19. Vale dice:

    Cara Panz sul discorso sentimentale sono anche io allineata con te. Ma per essere considerati “qualcosa” servono dei pezzi di carta. è come se io dicessi che sono una bravissima insegnante ma non ho il diploma-laura..quel che è….
    Magari lo sono una brava nsegnante ma per “istituzionalizzare” questa cosa devo avere un pezzo di carta. altrimenti è anarchia su tutto.
    Quello che non capisco allora è quali sono in canoni secondo te per essere considerati “famiglia”.
    essere convienti? avere figli?….e allora se tre persone che non sono parenti convivono sono una famiglia? e di che specie?
    ecco tutto qua..una regola secondo me ci vuole altrimenti è il caos.

  20. girandolaprecaria dice:

    Peccato aver letto questa discussione tardi.
    Sono d’accordissimo con te, Panz: equiparare furbetti e conviventi è osceno. Tra l’altro, un terzo dei bambini a Bologna nasce da coppie non sposate, e quindi è piuttosto grottesco pensare/suggerire che i non sposati siano lì pronti a fare stratagemmi per passare avanti agli altri.

    D’altra parte, sono contenta della maggiore severità. Effettivamente, nella graduatoria per l’asilo nido, avere 17 punti in più in quanto “famiglia monoparentale” per diversa residenza, per coppie non sposate, è stata una tentazione per un sacco di gente, secondo me; fingersi separati, da sposati, semplicemente era più complicato.
    Quest’anno anche a Modena, ai fini dell’iscrizione all’asilo, i non-sposati, per essere separati, avranno bisogno di mostrare la sentenza del giudice.
    Poi non capisco perché il Comune vuole l’Isee, e pretende di sapere vita morte e miracoli di chi “solo” risiede insieme, e lo Stato invece non riconosca in nessun modo le coppie non sposate; il mio compagno, quando ero disoccupata, non aveva le detrazioni per coniuge a carico (avrebbero potuto avere le detrazioni per “figlia a carico” i miei genitori, ma non lui, che pur mi manteneva) e l’Inps non ci riconosce come nucleo familiare e non somma i nostri redditi per determinare l’importo dell’assegno del nucleo familiare…

    Per quanto riguarda il matrimonio, di nuovo sono d’accordo al 100%: ritengo il mio amore una cosa privata, e non vedo perché lo Stato debba certificarlo, o regolamentarlo in qualche modo. Tante cose che prevede il codice civile e che impone agli sposati sono per noi già decise da un pezzo; per esempio, avere la stessa residenza (appunto), o contribuire, ognuno come può, alla famiglia.
    Io, il mio compagno viviamo insieme da 7 anni, da 2 abbiamo una figlia: non siamo una famiglia?

  21. marte2030 dice:

    Vorrei lasciare qui un appello della Seisachtheia Europe, libera associazione di cittadini Europei che si sta battendo su tutto il territorio della Comunità, affinchè sia riconosciuto il diritto alla dignità della persona al di là delle lobbies bancario-istituzionali. Questo il testo dell’appello:

    UN MILIONE DI FIRME PER L’ “EUROPA DELLA SOLIDARIETÀ”.

    L’articolo 8 del Trattato di Lisbona entrerà ufficialmente in vigore il 1/4/2012(non è uno scherzo, ndr). Da quella data, i cittadini europei potranno presentare istanze con almeno un (1) milione di firme per la votazione di Leggi nell’Unione Europea.

    SCOPO DELLE FIRME:

    OPPOSIZIONE all’immiserimento economico ed all’assoggettamento nazionale e personale. Solidarietà nazionale. Ciò costituisce un enorme dovere e responsabilità.

    SI CHIEDE:

    LA CANCELLAZIONE del gravoso Debito. Quando i Paesi si trovano in «stato di necessità» (tracollo del sistema sanitario, di istruzione, salari e pensioni), il pagamento del gravoso debito viene accantonato. A quel punto hanno la precedenza le necessità di sopravvivenza e di dignità delle persone.

    Per aderire alla petizione, chi lo ritiene giusto può farlo all’ indirizzo:

    http://www.1millionsignatures.eu/?a=it

    Per maggiori informazioni:

    http://www.youtube.com/watch?v=kLlzQYDAKpA&feature=youtu.be

    Spero che aderirete in molti, la raccolta firme è già partita ed è aperta a tutti i cittadini della Comunità Europea.

    Vi segnalo anche il sito:

    http://www.referendumprivilegipolitici.com/index.htm

    Abrogazione prililegi della Casta Politica che costa ogni anno 50.000.000.000,00 (Cinquanta miliardi di euro) pari a 833,34 euro anno per ogni cittadino Italiano.

    Grazie per il Vostro prezioso tempo.

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