La banda delle vecchiette

L’albero era pieno di frutti: lo avevano notato appena arrivati alla casa. 700 metri sul livello del mare, un bosco, una chiesetta appoggiata su un prato che sembrava un campo di calcio, il viola predominante della lavanda ovunque e una bella aria frizzantina. Avevano affittato la casa per un paio di mesi: via di fuga alla città per tutta la famiglia.

Dopo avere disfatto qualche valigia, ecco che avevano preparato la cena. Che lusso poter mangiare in terrazza!

Mentre apparecchiava la tavola aveva notato un’ombra, qualcuno che con un salto slanciato aveva attraversato la rete che divideva il loro giardino dalla strada. Aveva visto allontanarsi due figure, una donna sui 60 anni con i capelli nero parrucchiere e un’altra, più anziana, tutta bianca in testa e con un treppiede per sostenerla.

Le era parso che fosse stata la più giovane a fare il salto, ma non ne era sicura, a vederla sembrava tutto tranne che atletica. Le era anche sembrato che stringesse tra le mani qualche albicocca: l’aveva sentita arrivare e si era data alla fuga insieme alla sua complice.

Quando aveva fatto vedere l’albero al proprio compagno, lui era subito andato a raccogliere tutti i frutti sulla parte bassa dei rami: una terrina piena di dolci e mature albicocche.
“Domani raccogliamo le altre, adesso è buio e non vedevo niente. Domani, con le bambine, vedrai come ci divertiamo!”

Nel frattempo la signora Roberta, figlia di Adalgisa Giusti, affittacamere bolognese in pensione, stava assaggiando il suo magro bottino: come era dolce quell’albicocca, rubata nel giardino della casa sempre chiusa!

Era stata interrotta da una voce. Una donna era uscita sul grande terrazzo. Inaspettatamente. Il cuore aveva cominciato a battere forte e lei, che aveva saltato la recinzione nella parte bassa, si era ritrovata a dover correre via. Come un ladro nella notte. Solo che non era notte.

Nel suo dna era rimasta una traccia di quella vita, una vita prima, quando aveva fatto parte della società sportiva Aquadela. Mamma mia come si divertiva! Si ricordava ancora la minimaratona, era così emozionata, la sua prima gara!

Ecco, a fare quel salto, con quella donna che appariva improvvisamente da dentro la casa, aveva sentito quella stessa emozione, il cuore che batteva forte, il sangue pompato e un brivido tra le gambe.

Le era venuta voglia di ridere, mentre rientrava con sua mamma, preoccupatissima che l’avrebbero beccata.

“La prigione alla mia età, non me lo posso mica permettere!” continuava a dire la vecchietta, con una voce più tremula del solito.

“E poi lo sai, Roberta, con il mio problema, in prigione chissà come mi prenderebbero in giro tutte le giovani! Mo’ soccia, mo’ come ci sarà venuto in mente di entrare a casa di un sconosiuto!”

Non si capacitava, l’Adalgisa, di quello che avevano fatto, mentre sul suo treppiede si dirigeva verso casa. La Roberta, invece, sarà per quella gioventù che era tornata a scorrerle nelle vene, a lei quel piccolo peccatuccio di gola non le era parso così grave. Si era proprio divertita!

Quando la Luciana, coetanea dell’Adalgisa, solo di Modena, vicina di casa in montagna, si era presentata, come tutte le sere, per giocare a briscola con l’amica in giardino, aveva subito notato una luce nuova negli occhi di Roberta. Lei era una curiosa e certe cose non le sfuggivano. Ci era voluto molto poco per farsi raccontare la piccola avventura. “Un albero pieno, ma pieno Luciana, che te non te lo immagini neanche. Ai nostri tempi, un albero così, non lo avrebbero lasciato tanto pieno tutto quel tempo. Era già tre giorni che passavamo e nessuno aveva raccolto le albicocche! Noi stavamo facendo la passeggiata e c’era quel varco, nella staccionata. Ci abbiamo provato…Solo che poi, a un dato momento, scolta me, c’era la Roberta dall’altra parte che raccoglieva le albicocche, ed è uscita una giovine, nella terrazza. Siam scappate così veloce che quasi il mio bastone prendeva fuoco!”

Luciana, che era una scaltra e non si era mai fatta problemi, soprattutto per divertirsi, aveva pensato subito di approfittare delle amiche per una bella avventura notturna. In fondo se nessuno le aveva ancora prese quelle albicocche, probabilmente non ci interessavano. Probabilmente la Roberta se aveva saltato una volta, poteva saltare anche una seconda.

Pensò che il tempo di una briscola sarebbe bastato per convincerle.

Nel frattempo la donna della casa delle albicocche, insieme all’uomo della casa delle albicocche e la bambina della casa avevano cenato. La bambina aveva pattinato in terrazza, loro avevano letto un bel libro. Poi erano andati tutti a dormire.

“Domani raccogliamo le albicocche dall’albero!” le aveva detto la mamma. “Vedrai come ti piace Silvia, è una cosa che in città non si riesce a fare, pensa che fortunati che qui abbiamo questo bell’alberino!”

Ma la mattina dopo, mentre sorseggiava caffè e guardava spuntare il sole, la donna si accorse che non ce n’era più una di albicocche, sull’albero. Tutto l’arancione invitante che fino alla sera prima le era sembrata una bella opportunità per sperimentare la vita di campagna, era sparito! Sparito.

Qualcuno, notte tempo, aveva svaligiato l’alberello. Una banda certamente. Una banda di ragazzini che non sapeva cosa fare.

Scosse la testa e pensò che erano proprio fortunati. Bella la campagna, ma per gli adolescenti doveva proprio essere una gran noia!

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