Vado per i 50 e mi sento una ragazzina

Mi sento una ragazzina e a ottobre compio 47 anni.

Mi sento una ragazzina perché vivo con discreta leggerezza e perché, soprattutto, ho iniziato a guardare alle mie paure, ai miei difetti, alle fragilità fisiche e del carattere con occhi diversi. 

La paura

Sto riflettendo sulla paura da un po’, forse da quando ho deciso di separarmi. L’argomento esce con clienti durante le consulenze sulla scrittura autobiografica e ritorna quando si parla, a cena con amici coetanei.

La paura è la grande protagonista delle nostre vite. Mi ha colpito tanto questo passo di Il bar delle grandi speranze 

Devi fare tutto quello che ti spaventa JR. Tutto. Non parlo di cose che mettono a rischio la tua vita, ma tutto il resto. Pensa alla paura, decidi subito come affronterai la paura, perché la paura sarà il problema più importante della tua vita, te lo assicuro. La paura sarà il motore di ogni tuo successo, la radice di tutti i tuoi fallimenti, e il dilemma di tutte le storie che ti racconterai su te stesso. E qual è l’unica possibilità che hai di battere la paura? Seguirla. Andarle dietro. Non considerare la paura come il cattivo della storia. Pensala come la tua guida, il tuo pioniere…

Abbiamo tutti paura, ciascuno a suo modo. Io – a lungo – ho avuto paura di affrontare disagio e cambiamento.

Ho paura di andare in aereo. 

Ho paura di non essere all’altezza.

Ho paura di andare in autostrada da sola.

Ho paura di non poter essere amata.

Ho paura di non essere una madre in grado di dare a mia figlia quel che è meglio per lei.

Ho avuto tantissima paura di non essere capace di vivere da sola, di arredare la mia casa, di pagare le bollette, di riuscire a sopravvivere senza nessuno intorno 24 ore al giorno. 

Eppure se penso alla paura, vedo una donna scalza che dipinge un armadio a muro, in una casa vuota e ancora estranea e attende che arrivino gli omini Ikea a montarle una libreria gialla.

Vedo quella stessa donna, una settimana prima, con gli occhi pieni di lacrime, entrare in un negozio e comprare il suo frigo. Non sapevo da dove partire quando ho lasciato la casa che ho costruito con Tino e sono partita dal frigo, perché a volte le partenze devono essere casuali.

Avevo gli occhi gonfi, il cervello munito di paura, mi sentivo completamente persa. Sola. Fallita. Finita. Ma sono entrata in un negozio e ho comprato un frigo e sono ripartita da lì.

Un frigo che non funziona nemmeno benissimo, a dir la verità, un frigo primo prezzo che avrei potuto fare di meglio, ma che è stato l’inizio. 

Se penso alla paura, ricordo le giornate afose d’estate, quando imparavo a stare senza mia figlia una settimana sì e l’altra no e la solitudine trapanava un buco dentro.

Prendevo la bici e partivo per le colline, oppure andavo a piedi in mezzo ai boschi. 

La paura è stata scoprire che il mio corpo era un po’ guasto: le crisi di panico dalla dottoressa, in attesa di alcuni esami a confermare che mica tutti siamo dei guerrieri.  

La paura è arrivata quando mi sono innamorata.

Di nuovo.

Non volevo e ogni settimana, per tanti mesi, ho ceduto alla paura: “Non sono pronta. Vai via” scrivevo in una chat d’amore con lui. Lui ogni settimana mi diceva: “Non è vero e io ci sono. Sono qui” e questo mettersi a nudo così, limpido e semplice, mi faceva sentire tanto in colpa.

Potevo essere felice mentre stavo ancora vivendo una fine?

Ho smesso di usare la macchina, negli ultimi anni: paura. Non ho fatto nessun viaggio in aereo: paura. Mi sono chiusa in me stessa: paura. 

Eppure, per affrontare la paura ho perso 40 chili e ho ricominciato a vivere come volevo. Se avevo potuto cambiare tanto il mio modo di stare nel mondo, forse voleva dire che potevo farcela. 

Forse è la paura la mia alleata più grande, la Giano bifronte del mio coraggio. 

Leggerezza

Quando sono partita per la via degli dei, a settembre, mi aspettavo tutto, tranne che avrei imparato la leggerezza. Ho camminato e lasciato andare. Ho riso molto. Ho passato lunghe ore ascoltando solo il rumore dei miei passi, senza fare pensieri complessi: pipì, sete, stanchezza, puzzo di sudore, ho bisogno di dormire, mi voglio lavare. Niente libri, niente parole, solo leggerezza e qualche bicchierino alla sera, con le mie compagne di viaggio. 

La leggerezza ha lasciato andare. Molte cose. 

La bellezza della vita ha preso il sopravvento, mi ha fatto accogliere il cambiamento. 

E così, se ripenso all’ultimo anno, non vedo la paura, ma la me che ha affrontato la paura, che si è fatta accompagnare. 

Tre giorni fa, mia figlia tredicenne mi ha confessato che lei se lo sentiva che io e suo padre ci saremmo lasciati. Mi ha detto che ora ci vede felici e che questo la rende serena. Mi ha detto: “Vi volete bene, a me questo basta, l’amore può anche finire, basta che non finisca il volersi bene”. Avrei voluto abbracciarla, ma ha 13 anni e so che non apprezzerebbe 😉 

Ho pensato che avevo paura di cambiare una situazione che tutto sommato non era invivibile. Avevo paura per lei. Ma ora so che ho fatto bene, che ho fatto il meglio che potevo, abbiamo e stiamo facendo il meglio che possiamo e lei lo sente. Ho pensato che l’amore fa giri strani e forse si impara di più sulle relazioni accettando che finisca un certo modo di stare insieme, piuttosto che accanendosi per cure palliative. 

Innamorarsi

Quest’estate ho poi scelto di essere felice. Ricordo esattamente il momento. Eravamo al palio di Siena, io stavo attendendo gli esiti di quei famosi esami e lui mi ha preso delicatamente la mano e mentre venivamo sospinti dalla folla esultante, a corsa finita, mi ha detto: “Ho sfiorato il palio e ho espresso un desiderio per te. Fallo anche tu!”. Ho pensato, allora, che se due persone hanno il coraggio di innamorarsi a 47 anni, con tutti i cocci rotti che si portano dentro, allora chi sono io per far vincere la paura? 

Ho smesso di scappare e ho iniziato a vivere questo amore alla giornata. Senza aspettative. Senza per sempre. Dico tantissimo “ti amo”, come le ragazzine.

Mando canzoni e foto di cacche di lupo. Racconto storie di notte e di giorno, le scrivo sulla chat e lui mi risponde con le sue, le nostre.

Parlo delle mie fantasie sessuali quasi fossero un capitolo di Alice nel paese delle meraviglie, mi diverto, rido, ci perdiamo, camminiamo, litighiamo per Sanremo e per mille altre cavolate, ci sosteniamo, io annuso sempre i suoi maglioni perché amo il suo odore, lui mi dice che sono un fumetto e io gongolo nemmeno mi dicesse che sembro Kim Basinger. 

Tutto quello che sto facendo per la mia paura

Ho fatto 130 km a piedi a settembre, riparto a maggio e intanto accompagno chi verrà con me in un percorso di scrittura. 

Ho preso 3 biglietti aerei per Londra. 

Ieri ho comprato una macchina e voglio cominciare a viaggiare da sola e con mia figlia. 

Ogni tanto chiudo tutto e passo del tempo da sola: con il tempo ho imparato a gestirmi e anzi, ad apprezzare questi momenti che mi regalo. 

Rido moltissimo. 

Se qualcosa non va, lascio correre: non è tutto sotto controllo. 

Mi guardo allo specchio, con le mie rughe, la mia cellulite, con tutto quello che dice che ho 47 anni. A volte penso che tra un po’ non sarò più attraente, poi mi vengono in mente tutte le storie che so, che ho ascoltato e che racconto e mi dico che la mia bellezza non è in questa faccia o nel corpo che invecchia e che io, quanto meno, mi innamorerò di nuovo di me. Ogni mattina. 

E poi prenderò la mia auto arancione e partirò per una nuova avventura in montagna. 

 

2 commenti
  1. Enrica dice:

    Cara Francesca,
    sei una gran donna. E tua figlia una ragazzina molto saggia 🙂
    Un abbraccio a entrambe

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